Angelo Vason

Ottico Optometrista

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Nella vita di tutti giorni è abbastanza frequente accorgersi di notare un cambiamento nella propria vista. Quando ci si accorge che si ha difficoltà a vedere da vicino o da lontano è possibile pensare di acquistare un paio di occhiali, e allora ci si imbatte in diversi termini che non sono sempre facili da comprendere, come lenti monofocali, astigmatismo e miopia. 

In questo articolo vedremo di spiegare che cosa significano e, soprattutto, quali disturbi della vista possono essere risolti con l’utilizzo di occhiali da vista monofocali e come.

Lenti monofocali: significato e definizione

Per capire cosa sono le lenti monofocali si indica una tipologia di dispositivo medico che può permettere di correggere i difetti della vista. 

In particolare si parla spesso di occhiali da vicino e occhiali da lontano, termini che permettono di trovare lenti monofocali per una o un’altra tipologia di disturbo visivo, come ad esempio la miopia (per chi non vede bene da lontano) e la presbiopia (la difficoltà di mettere a fuoco oggetti vicini).

La particolarità delle lenti monofocali è proprio la loro capacità di risolvere solamente uno dei problemi elencati sopra, quindi non possono esistere lenti monofocali che aiutano a correggere miopia e presbiopia contemporaneamente.

In termini tecnici, questa capacità si chiama potere diottrico, in questo caso uno solo. Per questo motivo è necessario conoscere con precisione il tipo di disturbo visivo che accusiamo e trovare un paio di lenti monofocali che lo possa correggere al meglio.

I disturbi visivi: cosa sono e tipologie

Un occhio senza difetti visivi è in grado di formare sulla retina l’immagine di un oggetto posto all’infinito e si dice emmetrope. Questa capacità dipende dalla perfezione delle lenti dell’occhio (cornea e cristallino), che servono a far convergere i raggi luminosi sul punto di fuoco. Se questo punto si colloca davanti o dietro la retina le immagini risultano sfuocate e diventa necessaria una correzione ottica, in questo caso si parla di ametropia.

Fra i disturbi della visione c’è la miopia, l’ipermetropia, l’astigmatismo e la presbiopia.

Per capire di più riguardo a questo complicato argomento vediamo nel dettaglio ognuna di queste quattro definizioni.

Che cos’è la miopia?

E’ quella condizione visiva dove la lunghezza dell’occhio è superiore al normale, quindi le immagini non si formano sulla retina ma davanti. 

La visione miopica è caratterizzata da una sfocatura degli oggetti distanti, mentre si vedono meglio quelli vicini. Si presenta in forma congenita o acquisita. Quella congenita è legata a fattori di familiarità e si manifesta precocemente. Quella acquisita si evidenzia anche dopo il normale sviluppo, ed è sempre più presente nel periodo di impegno scolastico intenso (12-25 anni).

Che cos’è l’ipermetropia?

È un’ametropia che si verifica quando la lunghezza dell’occhio è inferiore al necessario. È caratterizzata da una difficoltà nella visione soprattutto da vicino mentre è minore la difficoltà per il riconoscimento da lontano (in presenza di forte ipermetropia anche la visione da lontano ne risente. Molto comune nei bambini già in età prescolare, si riduce solitamente con l’accrescimento di tutto l’organismo. I sintomi principali definiti astenopeici, comuni a tutte le età, sono mal di testa, bruciore, lacrimazione, soprattutto durante la lettura.

La sua evoluzione, se controllata e corretta otticamente, è abbastanza lenta.

Che cos’è l’astigmatismo?

È quel difetto della vista che si verifica quando la superficie anteriore dell’occhio (cornea) non è perfettamente regolare o sufficientemente sferica.

Gli oggetti, sia vicini che lontani vengono visti sdoppiati, dai contorni confusi o nel caso di luci con un alone intorno, ovviamente a seconda della gravità del difetto.

Il più delle volte l’astigmatismo è un difetto congenito e si associa spesso alla miopia, all’ipermetropia o alla presbiopia

Come si misurano i difetti visivi?

 Progressiva perdita dell’elasticità del muscolo della messa a fuoco da vicino (capacità accomodativa), con conseguente sfuocamento alla distanza di lettura. Questo difetto si manifesta intorno ai 40 anni (età variabile a seconda di diversi fattori) e progredisce fino a stabilizzarsi intorno ai 60 anni. Si verifica pertanto la necessità di portare gli occhiali per leggere, le cui lenti che dovranno essere rinforzate periodicamente ogni 2-3 anni, fino alla stabilizzazione definitiva. 

Come si misurano i difetti visivi?

Per capire quanto le ametropie siano incidenti sulla visione si ricorre alle dottrie, con valori che partono da 1 a 3 (disturbi lievi), fino a 6 (disturbi medi) e valori dal 6 in su (disturbi gravi). 

 Le lenti progressive o monofocali sono pensate proprio per rispondere a una di queste mancanze o eccedenze, ma occorre fare attenzione allo spessore delle lenti.

Generalmente ci si immagina un individuo con grandi difetti visivi con delle lenti spesse, i classici “fondi di bottiglia”. Non dev’essere per forza così: lo spessore delle lenti non è un fattore cruciale per la loro efficacia, e molto spesso basta scegliere la lavorazione giusta per ottenere un ottimo risultato. Via libera, quindi, anche alle lenti ultrasottili e leggere, che affaticano di meno la zona di appoggio della montatura su naso e orecchie.

Insomma, abbiamo visto che gli occhiali monofocali sono adatti a risolvere una vasta gamma di problemi, anche se molto spesso possono andare incontro a delle limitazioni in quanto si adattano a una sola deficienza visiva alla volta. Per i casi particolari si possono scegliere fra le lenti monofocali o progressive.

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